Unione Sportiva Braccagni tra passato e presente

a cura di Giuseppe Iacopini e Carlo Vellutini

 

 

 

Edizione Sentinella del Braccagni 1998

 

 

 

GIOCATORI

 

L'Us Braccagni non ha mai navigato nell'oro, ma ha sempre dovuto fare i conti con risorse economiche limitate.

Anche attualmente il reperimento di fondi rimane il principale ostacolo da affrontare, non potendo contare sull'entrate di una festa o di grossi sponsor, come avviene per altri sodalizi sportivi.

L'unica grande ricchezza, l'unico vero patrimonio, è sempre stato rappresentato dal settore giovanile, un autentico serbatoio per la prima squadra.

Molti sono i giocatori usciti dal nostro vivaio per andare a rinforzare squadre che militano in categorie superiori.

Tra questi vogliamo ricordare Moreno Dottarelli (attuale allenatore dei portieri del Grosseto) che dalle giovanili del Braccagni è passato al Sauro, poi alle giovanili del Torino, poi Astimacobi, Ivrea, Ancona, Montevarchi; Alessandro Renzetti in arte Caribù o Ercolino,  dotato indubbiamente di elevate qualità tecniche e l'attuale massimo esponente prodotto dal vivaio gialloverde: Adriano Meacci.

Una citazione a parte merita il giocatore simbolo di Braccagni: il roccioso Paolo Mantiloni, scomparso prematuramente nel 1992 all'età di 41 anni.

 

 

ALESSANDRO RENZETTI

 

Dalle giovanili del Braccagni, fu accompagnato da Winter Mannucci agli osservatori dell'Unione Valdinievole. Da lì inizierà una brillante carriera che lo porterà a giocare nel Montecatini, in C1 con il Cosenza (insieme al forte Marulla), Messina, Crotone.

Pubblichiamo un brano tratto dal giornalino scolastico La Pulce dell'anno 1971, scritto dai bambini Gregorio Torresi e Ivonne Sonnini.

"Alessandro Renzetti è un ragazzo di sedici anni, alto magro, castano. E' un giovane dell'Us Braccagni, affronta lo sport con tenacità, come fosse un lavoro e se la sua squadra perde, incomincia a rivolgere insulti alla squadra avversaria e tante volte litiga. Ma sua madre, dove l'abbiamo lasciata? Una donna alta, grassa, anche ella molto appassionata di calcio. Figuratevi che una volta, mentre guardava la partita dalla finestra di casa, vide che l'arbitro aveva squalificato il figlio. Arrabbiata, scese con le mani ai fianchi, con la faccia tempestosa si mise davanti all'arbitro, insultandolo; anche noi ragazzi, che avevamo visto tutto, facemmo altrettanto.

Alessandro ha sempre sognato di andare a giocare nella squadra della Fiorentina, la sua preferita. Finalmente il suo sogno si è avverato. L'undici febbraio è stato chiamato a Firenze per iniziare gli allenamenti nella squadra giovanile della Fiorentina."

 

 

ADRIANO MEACCI

 

Nato nel 1966 a Francoforte (da qui l'appellativo Fritz  per gli amici), cresciuto nelle giovanili del Braccagni, ha militato per ben otto anni nelle file del Grosseto (con una breve parentesi a Cecina), sempre come centravanti; in seguito un anno in C2 nel Ponsacco  per poi trasferirsi a San Donà di Piave dove vive delle stagioni magiche, portando con i suoi gol la squadra dall'Interregionale alla conquista per la prima volta della C2. Dopo questo exploit arriva l'imprevista chiamata del presidente Gaucci a vestire la maglia dei Grifoni del Perugia in serie B, dove contribuirà anche con i suoi gol  alla conquista della serie A (indimenticabile l'incontro trasmesso in tv: Perugia - Brescia 3 - 1 con doppietta di Meacci). Poi in C1 con l'Ancona (che salirà in serie B), Avezzano (C2) e Pistoiese (C1).

Pubblichiamo un brano di Pietro Pimpinelli tratto dalla Sentinella del Luglio 1995.

 

Segna per noi Fritz

Un campo verde con quattro bandiere a delineare un quadrato e due porte dove si deve segnare, può essere un campo di calcio, ma anche un pezzo di terra di questo mondo dove gli dei ti hanno relegato per dimostrare chi sei, quali sono le forze del tuo spirito, dove arrivano le tue potenze di uomo.

Se hai paura dell'avversario le tue potenti gambe da panzer tedesco non ti porteranno a scoccare una bomba che farà rabbrividire il povero portiere.

Se temi che le tue qualità di calciatore non siano in grado di salire ai gradini più nobili della scala della classe calcistica, sarai una fumata nera, un sogno le cui ali non l'hanno portato nei cieli della gloria; se pensi che ti circonderà ha armi troppo forti per fermare  la tua corsa, allora vorrà dire che sarai sconfitto dalla temerarietà dei poveri di spirito, di coloro che mandano a merda  questa vita in cui tutti si starebbe meglio senza l'invidia dei maligni.

Ma tu caro Fritz, Meo ti chiamano a Grosseto, anche quando sarai triste per un insuccesso, pensa che non sei solo, che lo stopper che ti copre deve affrontare la forza d'urto di un intero paesino di campagna il cui nome è Braccagni.

Noi siamo con te per tanti motivi, non solo perché ti si vuole bene e perché ammiriamo la tua testa sempre libera dai vincoli del potere, ma per qualcosa di più grande, qualcosa che solo tu ci potrai dare.

Se sarai grande, il bomber, ci farai sentire anche a noi parte di questo sogno, per la prima volta noi piccoli paesani dal buon cuore apparterremo al grande mondo che vediamo solo in televisione, a quel mondo aldilà di Grosseto e della Bruna dove tutti sembrano eroi, tutto più facile, meno doloroso di questa vita.

Facci sognare, segna per noi magico Fritz.

 

FRANCO COLOMBA

 

Franco Colomba è nato a Grosseto il 6 Febbraio 1955. Dopo un anno suo padre, carabiniere, venne a prestare servizio a Braccagni, dove nacque il fratello Giorgio. Dopo 5 anni il trasferimento a Bologna, da dove nelle giovanili Colomba spiccherà il volo verso palcoscenici di serie A e B, con una convocazione in Nazionale. Attualmente allena il Vicenza in serie A ed è uno dei mister più quotati sul mercato. E' bene precisare che non ha mai rivestito la maglia del nostro paese.

 

PAOLO MANTILONI

 

Nella foto vediamo Paolo Mantiloni mentre solleva la coppa vinta nel torneo estivo di Ribolla del 1976

 

Un'autentica bandiera,  il giocatore simbolo del Braccagni, scomparso troppo presto.

Mentre c'è una tendenza dei giocatori della nostra frazione ad andare a provare esperienze in altre squadre, Paolo Mantiloni, pur ambito da società di categorie superiori, è sempre stato fedele alla maglia del Braccagni. Un giocatore arcigno, ma sempre estremamente leale e corretto.

Un esempio da seguire.

  

PERSONAGGI

 

Il calcio a Braccagni vanta una tradizione che ormai supera i 50 anni di storia.

Nell'arco di questo lungo ed intenso periodo di attività calcistica, sono stati sfornati non solo una serie di giocatori di buon livello, ma anche delle classi dirigenziali con dei personaggi che ormai sono entrati a far parte della storia del nostro paese.

Ne ricordiamo alcuni (impossibile sarebbe citarli tutti).

 

ALDO RASPANTI detto Sardone

  

Si sentì male proprio durante un incontro del Braccagni nel corso del torneo estivo di Ribolla (anno 1976): era attaccato alla rete di recinzione e stava dando alla nostra panchina dei consigli tecnici, quando si sentì mancare. Questo la dice lunga sulla sua affezione alla squadra. Sardone era conosciutissimo anche perché  era lo spazzino del paese.

Noto sportivo, dedicava particolare attenzione alla cura degli spogliatoi. Persona particolarmente emotiva, fino a quando proprio l'emotività lo ha tradito una calda sera d'estate  in mezzo alla sua gente.

 

ARISTIDE TERZO detto Guerrino

 

Se, come dice qualcuno, per essere dei veri braccagnini bisogna aver avuto nel sedere almeno una puntura del dottor Nisi, probabilmente, aggiungiamo noi, anche la nostra capigliatura deve essere passata dalle implacabili forbici di Guerrino. Il quale attraverso le sue famose "zazzere" riusciva a far la gioia dei genitori, non altrettanto quella dei figli.

Ma limitare il ricordo di Aristide Terzo detto Guerrino alla sola attività di barbiere, sarebbe riduttivo.

Scomparso nel 1992, persona assai affabile ed espansiva, il suo accento tradiva ancora le sue remote origini venete. Ci si rivolgeva a lui per l'ineguagliabile calligrafia, spesso era proprio lui che preparava le locandine per le partite domenicali.

Ma Guerrino era conosciuto anche per essere stato per molti anni il corrispondente da Braccagni per il giornale Il Tirreno, per il quale seguiva le partite della squadra locale.

Siamo entrati in possesso proprio della sua agendina, dalla quale abbiamo estratto le formazioni di alcune partite.

 

Campionato di Terza Categoria
26 Novembre 1972

Braccagni - Istia 0-0

Braccagni: Bartalucci, Tavarnesi I, Dringoli, Carnesecchi, Rabazzi, Piaraccini I, Tavarnesi II, Pondini, Martini, Bonelli, Pieraccini II. In panchina: Raspanti, Giorgini.

Arbitro: Caiozzi di Grosseto.

Note: al 40' esce Pieraccini II entra Giorgini.

 

Campionato di Terza Categoria
22 Dicembre 1974

Braccagni - Sauro 4-0

Braccagni: Mensi, Raffaelli, Rabazzi, Pondini, Pieraccini II, Mantiloni, Tavarnesi, Cherubini, Martini, Pieraccini I, Bai. In panchina: Lolini, Fazzi, Bernasconi.

Arbitro: Bertocci di Livorno

Marcatori: Tavarnesi, Martini, Mantiloni (r),Tavarnesi

 

Campionato di Terza Categoria
23 Marzo 1975

Braccagni - Monterotondo 2-1

Braccagni: Trinci, Mantiloni, Rabazzi, Pondini, Dringoli, Pieraccini I, Tavarnesi II, Pieraccini II, Martini, Fazzi, Bai. In panchina: Mensi

Arbitro: Corazzesi di Montiano.

Marcatori: Pieraccini I, Pieraccini II, Rossi (M)

 

Campionato Allievi
14 Novembre 1976

Braccagni - Castiglionese 0-3

Braccagni: Galeotti, Balestri, Viviani, Berretti, Bandinelli (Rossi), Favali, Barsotti, Cappelli, Baccetti, Gazzarri, Nicchi.

 

Campionato di Terza Categoria
12 Dicembre 1976

Braccagni -  Arcille 3-0

Braccagni: Mensi, Bonari, Antonioli, Mantiloni, Rabazzi, Pieraccini, Tavarnesi II, Rossi, Martini, Pagano, Bai. In panchina: Scapin, Tavarnesi I.

Arbitro: Macor di Livorno

Marcatori: Martini, Bai, Bai.

 

Campionato di Terza Categoria
6 Novembre 1977

Braccagni - Buriano 3-2

Braccagni: Mensi, Bonari, Soldati, Mantiloni, Massellucci, Fazzi, Barsotti, Pondini, Martini, Rossi, Cencini. In panchina: Galeotti, Dringoli.

Arbitro: Lazzerini di Grosseto

Marcatori: Martini (Br.), Barsotti (Br.), Barsotti (Br.), Cecchinelli (Bu.), Baldoni (Bu.)

 

Campionato di Terza Categoria
10 Dicembre 1978

Braccagni - Olmini 6-1

Braccagni: Belardi, Bonari, Soldati, Tavarnesi, Massellucci, Mantiloni, Baldoni, Martini, Rossi, Fazzi, Barsotti. In panchina: Galeotti, Pondini.

Arbitro: Di Fante di Grosseto.

Marcatori: Baldoni (B), Frati (O), Baldoni (B), Baldoni (B), Rossi (B), Martini (B),  Soldati (B)

 

Campionato di Terza Categoria
1 Aprile 1979

Braccagni - Laghi 1-0

Braccagni: Belardi, Acciai, Bonari, Cencini, Soldati, Mantiloni, Tavarnesi, Baldoni, Fazzi, Pondini, Barsotti. In panchina: Galeotti.

Arbitro: Pierini di Manciano.

Marcatori: al 40'p.t.  Mantiloni (r)

 

Campionato di Terza Categoria

3 Febbraio 1980

Braccagni - Boccheggiano 3-1

Braccagni: Belardi, Soldati, Cencini, Davitti, Bocchi, Mantiloni, Davitti, Rossi, Martini, Fazzi, Barsotti. In panchina: Bracciali, Baldoni.

Arbitro: Di Marco di Grosseto.

Marcatori per il Braccagni: Rossi, Barsotti, Davitti.

 

Campionato di Seconda Categoria
1 Febbraio 1981

Braccagni - Civitella 0-3

Braccagni: Belardi, Mantiloni, Soldati, Davitti L., Martini, Costi, Martini, Bonelli, Davitti, Barsotti, Fidanzi.

Arbitro: De Siati di Pisa.

Note: nel s.t. al 13' espulso Soldati, al 20' Costi, Davitti e Martini. Al 29' rigore inesistente per il Civitella.

E qui si fermano le annotazioni di Guerrino. La memoria ci riporta al clima di una partita divenuta incandescente  a  causa di discutibilissime decisione arbitrali. Lo stesso sarà scortato dai carabinieri sino alla stazione, dove sarà oggetto di insulti e getti d'acqua da parte di una folla inferocita.

 

 

ENZO CAPPUCCINI detto Tacchino

 

Nella foto vediamo Enzo Cappuccini al centro, contornato dagli amici dell'Unione Sportiva

 

Ci sono delle persone con le quali è impossibile non andare d'accordo, che con la loro presenza sono in grado di calmare gli animi e di dare serenità all'ambiente.

Forse sono proprio queste persone, umili e che non amano le "luci della ribalta", le vere colonne di qualsiasi gruppo o associazione.

Due di queste erano sicuramente Enzo Cappuccini, detto "il Tacco" (guardalinee per antonomasia), e Oris Ciacci detto "Pato" (foto sotto).

Quando c'erano le trasferte nei campionati giovanili i ragazzi facevano a gara per assicurarsi un posto nella 127 del Ciacci o nella mitica R4 Rossa del Tacco, per poi magari fargli i dispetti togliendogli la marcia o per ricordare loro che le automobili  hanno anche altre marce oltre la terza. Poco importava: qualche immancabile sosta nei bar ed il gioco del calcio sembrava ancora più bello e divertente.

 

 

La prima a sinistra è l'inconfondibile sagoma di Oris Ciacci detto "Pato" durante una partita tra Scapoli/Ammogliati

  

Brani tratti da

LA SENTINELLA DEL BRACCAGNI

 

 

Per tanti anni custode del campo sportivo

"MASO"

di Giuseppe Iacopini

 

Tratto da La Sentinella del Dicembre 1995

 

Era "Maso" per tutti.

Al secolo Rossi Tommaso. Fine dicitore, grande narratore, acuto osservatore.

Per ricordarlo così com'era è necessario coinvolgere anche altre persone caratteristiche della sua epoca, perché le cose più esilaranti le compiva con loro.

Era famoso per raccontare la sua novella: "la Volpina". Ma non era una novella per tutti i ragazzi: bisognava avere tra gli 8 ed i 10 anni, allo scopo di poterla recepire in tutti i particolari ed avere una resistenza da maratoneta, perché durava quattro ore. Io aspettai la famosa "Volpina" con l'ansia di un bambino che credeva nelle favole, ma lui pretendeva di più: affermava che non era affatto una favola, ma si trattava di un fatto vero, realmente accaduto. Non riesco a ricordare la trama con precisione, con fatture di stregoni, voli su tappeti volanti a velocità tale che "gli cascarono tutti uncichi delle deta". Si faceva pregare per raccontarla, poi alla fine, fissato l'appuntamento con il genitore, alle venti in punto iniziava il racconto ed andava avanti sino a mezzanotte. E guai ad addormentarsi!!

Aveva lavorato un po' da tutte le parti, ma gli ultimi anni era stato assunto dall'ANAS per ripulire le cunette sull'Aurelia. Andava al lavoro in bicicletta, ma un bel giorno la bicicletta sparì. La cosa lo rodeva in maniera particolare, perché non amava fare la parte dello stupido che si era fatto derubare proprio nell'ora di riposo, quando schiacciava un pisolino. Così raccontava che proprio mentre lui dormiva come una lepre, cioè con un occhio aperto ed uno chiuso, nell'attimo in cui cambiava occhio, all'improvviso la "vecighetta" era sparita. Inutili furono le ricerche della "Bianchi" di Maso e lui fu costretto a comprarne un'altra.

Dopo guerra, quando ripresero i comizi elettorali, lui era sempre presente, in prima fila. Non nascondeva le sue idee di sinistra, ma, con spirito altamente tollerante, non contrastava mai chi non la pensava come lui.

Quando venne la televisione diventò un frequentatore appassionato ed attento. Principalmente seguiva gli incontri di pugilato, che poi commentava con il suo fraseggio colorito.

Stava sempre davanti a tutti e ad ogni colpo ben assestato si volgeva indietro strabuzzando gli occhi ed allungando la bocca, a dimostrazione dell'apprezzamento che manifestava.

Ma le serate più belle erano quelle del "terziglio" al bar Bernasconi. Compagni di gioco fissi erano "Mastumara", al secolo Mario Dringoli, un filosofo che prendeva le cose con grande distacco e serenità, unitamente a Danilo Mascelloni.

Bisognerebbe spendere più di due parole per ricordare Danilo. Era dotato di un'intelligenza non comune, di una mente che ragionava alla velocità di un computer e non solo per giocare a carte. Aveva un carisma tutto particolare, una personalità smisurata che s'imponeva senza che lui se ne rendesse conto. Morì prematuramente in un incidente assurdo.

Maso continuò la sua vita di pensionato, nominato da me custode del campo sportivo. Non era un appassionato di calcio, "uno spormenne" come lui diceva, ma era un modo come un altro di fargli arrivare in tasca cinquemila lire tutti i mesi, che lui, nella dignità, non avrebbe mai accettato in maniera diversa.

Avevamo da poco inaugurato il nostro Cimitero, nella volata per essere il primo a rinnovarlo fu battuto da "Cicala". Così fu secondo ed ora l'hanno già scavato e messo nell'ossario.

E pensare che avrebbe meritato, come tutti quelli della sua epoca, un vero monumento!