Unione Sportiva Braccagni tra passato e presente

a cura di Giuseppe Iacopini e Carlo Vellutini

 

 

 

Edizione Sentinella del Braccagni 1998

 

 

 

Unione Sportiva

BRACCAGNI

tra passato e presente

 

a cura di

Giuseppe Iacopini - Carlo Vellutini

 

Edizioni Sentinella

Braccagni, 1998

 

Unione Sportiva

BRACCAGNI

tra passato e presente

 

a cura di

Giuseppe Iacopini - Carlo Vellutini

 

Edizioni Sentinella

(G.T.P.G.S.)

 

 

 

 

 

Desideriamo ringraziare tutti coloro che in varia misura hanno contribuito alla realizzazione della presente pubblicazione, in particolare: Carlo Pondini, Enrico Bernasconi, Massimo Tavarnesi, Delvo Brunacci, Domenico Martini, Mario Bonelli, Solidea Renzetti, Eraldo Rossi, Carlo Meacci, Fabrizio Sonnini, Oreste Nocciolini, Boero Bocchi, Liliano Rossi, Bar Red Baron, Daniele Lamioni, Alberto Tavarnesi, Paolo Pimpinelli, Patrizio Galeotti, Moreno Dottarelli, Mauro Cerretani, Pietro Zanchi, Giuliano Massellucci, Us Braccagni, Gs Montepescali, G.T.P. Galli Silvestro, Winter Mannucci, Mirella Meacci, Albo Tavarnesi, Otello Pieraccini.

 

 Stampa: Pubblidea, Massa Marittima.

Copertina: l'allenatore del Braccagni Mauro Cerretani viene portato in trionfo da giocatori e tifosi dopo la promozione nel campionato 1969/70 di Terza Categoria 1969/70.

Finito di stampare nel Settembre 1998, grazie anche al contributo della Circoscrizione n.7 Braccagni/Montepescali.

 

 

Introduzione

 

Era il 1992 quando il Gruppo Tradizioni Popolari  "Galli Silvestro" (uno dei più longevi gruppi rurali della Provincia) decise di dare alla luce un giornale di vita di paese e tradizioni popolari.

Si arrivò a questa decisione per alcuni motivi molto semplici.

Da una parte per avere a disposizione un mezzo di informazione che fungesse da cassa di risonanza per l'attività di un Gruppo in continua espansione; poi perché continuare a tenere nel cassetto ricerche che già venivano prodotte?

Ma il lato tradizionale/antropologico fu solamente uno degli aspetti.

Da un'analisi della nostra realtà territoriale, ci rendemmo conto che, pur essendo stati protagonisti e testimoni di uno sviluppo che aveva portato Braccagni verso un notevole aumento da un punto di vista demografico e urbanistico, a ciò non aveva corrisposto un adeguamento della "struttura sociale".

Il paese si presentava con un'identità sfumata, come avvolto in una cappa di torpore; questo alla vigilia di possibili trasformazioni destinate a sconvolgere l'assetto del nostro territorio, a modificare il piano dei rapporti umani (il polo intermodale, la zona agro/industriale, etc..).

Ci fu un drappello di persone che avvertì la necessità di interrogarsi sui mutamenti in corso, di riannodare il filo della nostra memoria storica sempre più sfilacciato.

Nacque così “La Sentinella del Braccagni”.

Dedicammo sin da allora particolare attenzione su due aspetti che, in genere, vengono considerati emblemi di ogni comunità: la festa paesana e la squadra di calcio che, guarda caso, stavano vivendo momenti travagliati.

Sono passati alcuni anni da quel periodo.

Le feste paesane fioccano in ogni dove (tranne che a Braccagni); meno male che almeno per il 1' Maggio l'oliveto del Campo della Fiera torna a rivivere attraverso il canto dei "maggerini".

Per la squadra di calcio ci sono invece novità positive. Dopo un periodo tormentato, finalmente abbiamo una Società solida, che quest'anno ha riportato la nostra compagine a militare in categoria superiore.

Per questo la nostra Redazione ha deciso di assegnare il Premio Sentinella 1998 all'U.S. Braccagni, un riconoscimento che viene attribuito ogni anno alla persona o associazione che, attraverso la propria opera, abbia recato lustro alla nostra frazione.

In questo modo abbiamo inteso premiare un sodalizio sportivo nato nel 1946 e giunto, dopo varie vicissitudini, fino ai giorni nostri.

Oltre cinquanta anni di storia, di passione, divertimento, soprattutto di gioia e svago per i più giovani.

Questo grazie alla volontà di persone che dedicano il proprio tempo libero per mantenere in vita questo sport.

Alcuni frammenti di questa storia li potrete trovare in questa pubblicazione.

L'esiguità del tempo a disposizione (e la difficoltà di reperire fonti archivistiche) non poteva consentire un'esposizione completa.

Per questo abbiamo puntato la nostra attenzione su due momenti salienti: gli albori dello sport a Braccagni, un tuffo nella memoria affidato al dr. Giuseppe Iacopini, e gli avvenimenti calcistici degli anni novanta, una ricostruzione affidata al giornalista Carlo Vellutini.

Non volevamo però sprecare l'occasione per parlare più a vasto raggio delle vicende dell'Unione Sportiva. Lo abbiamo fatto, in sintesi, attraverso foto e altro materiale fattoci pervenire dagli sportivi di Braccagni ai quali siamo grati.

 

ROBERTO FIDANZI

 

 Prefazione

 

Ringrazio "La Sentinella" per il lavoro di ricerca svolto e tutti coloro che hanno partecipato alla riuscita della pubblicazione, su un tema così importante e nel cuore di tutti gli sportivi di Braccagni.

Ringrazio ancora per avermi dato la possibilità di scrivere due parole sulla nostra Unione Sportiva Braccagni.

Sono l'ultimo arrivato nello staff dirigenziale e quest'anno abbiamo avuto la soddisfazione di tornare nella categoria superiore: la squadra è passata in Seconda Categoria. Questo certamente non per merito mio (ripeto ultimo arrivato), ma grazie ai nostri calciatori guidati dal tecnico Miglietta, che hanno saputo dare il meglio con serietà, serenità e spirito sportivo. Ma uno speciale ringraziamento va a tutti i dirigenti che da anni si impegnano per la buona riuscita della Società, impiegando spesso tutto il loro tempo libero con i ragazzi.

Vorrei soffermarmi inoltre su un aspetto di vitale importanza per noi: il settore giovanile.

Da tre anni abbiamo la Scuola Calcio riconosciuta dalla FIGC dove i bambini dai sei agli undici anni, seguiti da allenatori qualificati, iniziano a dare  i primi calci al pallone.

Proprio dei giovani l'Us Braccagni vuol farne il fiore all'occhiello. Quest'anno a settembre ripartiamo con gli Juniores, Allievi, Giovanissimi e Esordienti, oltre naturalmente ai Pulcini e Primi Calci.

Tutto ciò comporterà inevitabilmente degli impegni gravosi che sia io in prima persona come Presidente, sia tutti gli altri dirigenti, ci prefiggiamo di svolgere nel migliore  modo possibile; sperando anche in un aiuto da parte di tutti i nostri compaesani, presentandosi al campo sportivo sempre più numerosi durante le partite e non solo quelle della prima squadra, ma anche dei ragazzi più giovani.

 

FRANCO MENGHINI

Presidente Us Braccagni

 

 Sono nato e cresciuto in campagna, dove fare sport era più difficile che in paese o in città, ed era anche più difficile socializzare e ritrovarsi con i coetanei.

Ma poi crescendo e andando a scuola si conoscevano ragazzi che abitavano nei poderi vicini, in paese; si iniziava a programmare: "Domenica ci si trova alla Francina!!" Si improvvisava un campetto di calcio fra il pollaio ed il porcile, i più grandi facevano le scelte per formare le squadre e poi via, calci e pallonate dappertutto. Iniziava la socializzazione, si imparava a stare con i più grandi, con i più piccoli, con i più furbi e con i più buoni.

Intanto a Braccagni c'era già il campo sportivo dietro la Chiesa e l'Unione Sportiva organizzava la scuola di calcio dal prete; si faceva sport, ci si divertiva, si stava insieme.

La domenica si andava a vedere la partita, "quella dei grandi".

Poi andando ad abitare a Braccagni divenne tutto più facile, si usciva di casa e si andava allo stradone (Via Sgarallino) a giocare a pallone con altri venti ragazzi. Già allora era tutto organizzato grazie all'Unione Sportiva che con gli anni cresceva e con i nuovi impianti sportivi aumentava le sue attività: la scuola calcio, i campionati giovanili, i tornei estivi di minicalcio ed inoltre sfornava calciatori da avviare alle categorie superiori.

Da tutto ciò si evidenzia che lo sport è molto importante per una crescita in ambienti sani e lontani da tutti i pericoli.

Ma ancora più importante è la presenza attiva di Associazioni come l'Us Braccagni che attraverso un gioco di squadra come il calcio e tramite il volontariato di alcuni riesce ad organizzare e gestire, non senza sacrifici, tutta la serie di attività che oltre ad aiutare i ragazzi ad essere sani e forti nel loro fisico, li educano e li formano affinché diventino uomini di domani.

 

DANIELE SALADINI

Presidente Circoscrizione n.7

 Braccagni/Montepescali

  

Se devo essere sincero, devo ammettere che scrivere di Braccagni (e del Braccagni squadra di calcio) con la obiettività del dirigente federale mi riesce difficile.

Perché per questa frazione e quindi tutto ciò che la rappresenta, ho sempre nutrito una certa simpatia. Da quando venivo qui (i meno giovani se ne ricorderanno) in funzione di presidente del seggio elettorale, in via dei Garibaldini, e quindi imparavo a conoscere tutti gli abitanti di questo posto.

Rimasi meravigliato per l'attaccamento di questa gente alle proprie tradizioni e per l'importanza che davano a tutto ciò che esse rappresentavano.

Qualcuno può obiettare che tutto questo c'entra poco con lo sport, con il calcio in particolare, ma non è vero. Chi ha rispetto del passato e chi è consapevole che qualunque accadimento concorre a formare il pacchetto della propria esperienza, non può non avere rispetto per il presente e non può non promettere rispetto per il futuro. Per il proprio e per l'altrui futuro. Nel rispetto di tutte quelle che vengono definite le regole del vivere democratico.

Il Braccagni, che saluto con immenso piacere in Seconda Categoria, sarà sempre e comunque rispettato alla pari di tutte le altre società toscane. Non godrà di favori e favoritismi che certo non chiederà, ma avrà lo stesso peso di tutte le consorelle toscane.

Questo posso prometterlo.

 

SERGIO FRANCHINI

Consigliere Regionale Figc

 

 

  

I Parte

Cenni  Storici

LO SPORT A BRACCAGNI

di Giuseppe Iacopini

  

Me ne stavo tranquillo a godermi il mio giardino, cercando di non pensare che stavo smettendo di fumare e dovevo reprimere il nervosismo che mi agitava, quando arriva il Fidanzi. Arriva ed incomincia a fare domande; bravo ragazzo il Fidanzi, ma quando ti si mette dietro con qualche idea nella testa, è peggio di un gatto legato ai c...." Ma lei si ricorda?" Si, mi ricordo tutto, ancora non sono completamente rincretinito. " Ma allora perché non lo scrive ? ". Ma a chi vuoi che interessi? A qualcuno più vecchio di me, a quei pochi che ormai sono rimasti. " Ma lei lo scriva lo stesso, me lo promette?". A dire di no sembra di voler fare i preziosi, a dire di si rimango poco convinto. E' passato troppo tempo, i ricordi si fanno sbiaditi, rischio di fare delle brutte figure. " Ma lei non si preoccupi, scriva quello che si ricorda".

Va bene Fidanzi, hai vinto un'altra volta. Mi ricordo, si, mi ricordo.            A Braccagni s'incominciò a parlare di sport al tempo di Walter Stilli. Ero molto piccolo, facevo le scuole elementari sotto la ferrovia, in Via del Bozzone. Dopo pranzo s'andava allo scalo ferroviario, proprio dov'è ora, ad aspettare Walter. Lui arrivava da casa, stava alla Cantoniera vicino allo scalo, già vestito con maglietta e calzoncini e con l'attrezzatura sotto il braccio. Si passava la fossa e s'andava nel campo del Concialini.

Walter distribuiva i compiti: chi doveva reggere la corda quando saltava in alto, chi teneva la rotella per misurare la lunghezza del salto in lungo, chi dava il via, ecc..

Eravamo felici di aiutare il nostro atleta ad allenarsi.

Era bravo Walter Stilli, aveva il fisico adatto, alto e magro, si muoveva con armonia e dava la sensazione della  potenza e della classe. Fu la prima volta che vidi le scarpine con i chiodi sotto. Le aveva in dotazione per correre più veloce, ma per noi ragazzi era la prova che lui era un grande atleta, molto considerato se gli davano in dotazione anche le scarpine con i chiodi. Non ricordo i risultati che ottenne Walter ai giochi provinciali della GIL, ma certamente si fece onore. Per noi era un idolo, il più bravo di tutti, l'insuperabile. Tra l'altro era veramente un ragazzo d'oro e lo ha sempre dimostrato nello studio e nella vita.

Questo fu il primo approccio con lo sport in senso puro, poi venne il pallone. Non assomigliava neppure lontanamente a quelli di oggi: per gonfiarlo aveva la camera d'aria interna che finiva in un beccuccio dove bisognava applicare la valvola che consentiva all'aria della pompa di entrare e non uscire. Il guscio aveva una fessura legata con un trecciolo di cuoio: bisognava gonfiare la camera d'aria, legarla in cima, poi nascondere il beccuccio dentro la fessura, coprirla con la linguetta (come quando ci mettiamo le scarpe) e poi tirare bene il trecciolo e chiudere la fessura nascondendo sotto la parte avanzata, lavorando con un grosso spillone in dotazione. Quando colpivi il pallone di testa e, per caso, incocciavi nelle chiusura, vedevi le stelle e, spesso, ti scorticavi la testa. Poi un pallone nuovo chi l'aveva mai visto! A noi ragazzi non lo compravano perché si rovinavano le scarpe e quelli che riuscivamo a procurarci erano gli avanzi dei più grandi e quindi tutti rattoppati e talmente lisi che dopo pochi minuti erano già sgonfi.

I primi a smuovere la passione per il calcio furono i figli del Titolare della Stazione di Montepescali. Si chiamava Procelli, ma di soprannome era conosciuto come "Plastico " per il suo portamento eretto ed inappuntabile. Aveva due figli: Giovanni ed Arsiero che misero insieme una squadra di ragazzi che correvano dietro ad un pallone. Andavano a giocare dietro a casa mia, di fronte a dove il prete, successivamente, avrebbe fatto il campo sportivo. C'erano i mandrioli dei cavalli che pascolavano, ma spesso erano vuoti e quindi potevano essere utilizzati per giocare al pallone. Insieme a loro partecipavano i fratelli Tavarnesi, Aldo ed Albo, i fratelli Dringoli, Niccolò e Francesco, Angiolino Raspanti, Sergio Stilli, Febo Bonelli, Albo Ciurli ed altri che non ricordo. Noi ci limitavamo ad andare a raccattare il pallone quando finiva nei campi vicini. Non c'erano porte regolamentari, solo qualche segno e qualche palo. C'era tanto entusiasmo ed una voglia matta di correre. Poi venne la guerra e tutti questi ragazzi partirono per fare il soldato. Passata la bufera ci fu un altro capostazione che cercò di mettere insieme una squadra: si chiamava Giannessi. Non c'era il campo, come sempre, allora s'andava a Casa all'Orto; in mezzo alle querce ed ai palancati era stato ricavato una specie di campo sportivo. Venivano anche da Montepescali e fu la prima esperienza di una specie di squadra mista tra Braccagni e Montepescali. Ricordo, tra gli altri, i fratelli Meschinelli. Poi, a forza d'insistere, la Contessa Grottanelli dette un pezzo di terra vicino a Casa Mancini, poco prima del passaggio a livello. Venne messa in piedi una società sportiva e venne eletto presidente Plinio Vannini. A quei tempi si disputava il Torneo Amatori, con partite accanitissime con il Batignano ed il Deposito Cavalli. La nostra squadra era stata rinforzata da elementi di Grosseto, mi ricordo Gocciolino che giocava terzino, Tamberi in mediana, Nascenzi Ciso, il fratello del famoso portiere Aristide. In porta giocava il figlio del capostazione, si chiama Sergio Balestri ed era il coccolo di tutte le ragazzine di Braccagni. Dopo un paio d'anni il campionato venne sospeso e la squadra sparì. Ormai però il germe della passione continuava a germogliare.

Frattanto gli appassionati di ciclismo, sia di Montepescali che di Braccagni, tra i quali ricordo Divo Melani, Febo Bonelli e Telemaco Tanini, riuscivano ad organizzare qualche gara con i dilettanti ed anche con i professionisti, raccogliendo coppe ed offerte in denaro che rendevano appetibili le corse organizzate.

Il prete, Don Pietro, aveva fatto un campo sportivo dietro la Chiesa, dove giocavano i ragazzetti. Il P.C.I. mise in piedi un gruppo sportivo che prese il nome di " Combi " e chiese al prete il permesso di giocare sul suo campo. Il prete rifiutò ed andò montando una situazione antipatica da Don Camillo e Peppone. Ad un certo punto fui interpellato per cercare di trovare una soluzione al problema e dare ai ragazzi la possibilità di giocare. Nacque così 1'U.S. Montepescali e Braccagni. Mettemmo in piedi un Consiglio Direttivo con elementi di Braccagni e di Montepescali. Purtroppo non avevamo giocatori sufficienti, perchè quelli che c'erano erano andati tutti a giocare con lo Sticciano. Attingemmo a piene mani a Grosseto, dal Villaggio Curiel e disputammo il torneo Juniores, per giocatori sino a 18 anni. Riuscimmo ad inserire anche nostri ragazzi, come i fratelli Cappuccini: "Saragat" in porta, il "Tacchino" e la "Billa" in attacco, il Salvadori in difesa, da Montepescali venne Stivaletti. La più grossa soddisfazione fu di battere lo Sticciano in casa e fuori. L'anno successivo la squadra si rinforzò notevolmente ed andammo vicini a vincere il campionato. Ma il grosso lavoro lo facemmo con i giovani ed i giovanissimi. Avevamo una cinquantina di ragazzi e ragazzini che crescevano sotto la guida di allenatori in gamba. Come succedeva spesso a quei tempi, il torneo Juniores venne cancellato e quindi non restava altra alternativa che smettere o fare la I° Divisione. Affrontammo la I° Divisione con molta perplessità, sia per le spese, sia per la forza della squadra. Il primo anno ci comportammo con onore, finendo a metà classifica. Il secondo anno le cose si misero male, la squadra non riusciva a carburare e dentro l'U.S. incominciò ad esserci maretta. Io mi dimisi e Tanini finì il campionato. L'U.S. chiuse i battenti ed i nostri ragazzi furono costretti ad emigrare. Ma avevamo seminato bene ed i nostri giocatori riuscirono a farsi onore. Rinacque l'U.S. Braccagni, vinse il campionato. Molti giovani andarono a giocare in squadre di categoria superiore. Ma questa è storia più recente e potrebbe raccontarvela meglio chi l'ha vissuta in prima persona ed ha assaporato la gioia dei trionfi. Io ho dato il mio modesto contributo. Ogni tanto trovo qualche anziano che mi saluta con calore. Io non lo riconosco, ma lui mi dice che ha giocato tra i ragazzi di Braccagni, tra quella cinquantina che poi si sono fatti onore.

 

LO CONOSCI IL CASSIOLI ?

 

Era una partitaccia, noi esordienti e loro primi in classifica. In più il nostro campo non aveva recinzione, la gente stava appoggiata ad un palancato di filagne di castagno ad un metro dalla linea laterale. Lo spogliatoio dell'arbitro era nell'ufficio della Parrocchia, quelli dei giocatori nel vecchio pollaio del prete. Se a tutto si aggiunge un pubblico immenso di oltre cinquecento persone, ci possiamo immaginare i rischi che si potevano correre. Era stato designato arbitro il Sig. Cassioli di Grosseto. La partita si avviava ormai alla fine sul punteggio di zero a zero. Per noi era una soddisfazione avere fermato il grande "Caffè Italiano" capolista, per loro andava bene non avere perduto. Improvvisamente su rinvio della loro difesa, partì il mezzo sinistro Mattioli (gran bel giocatore), che velocemente raggiunse la nostra area superando un paio di difensori. Arrivato al limite lasciò partire un sinistro rasoterra di rara potenza. L'arbitro, che seguiva l'azione in distanza, vide il pallone diretto a rete e fischiò immediatamente, convinto che fosse goal sicuro. Invece la palla, all'ultimo istante, ebbe una deviazione e colpì in pieno il palo alla destra del portiere. Tutti si fermarono, dal momento che l'arbitro aveva fischiato. Solo Mattioli, più per rabbia che per convinzione, dette un calcio al pallone che gli era tornato tra i piedi e lo mise in rete. L'arbitro convalidò il goal come se tutto fosse regolare, nonostante le vibranti proteste dei nostri giocatori. A questo punto gli animi si accesero al massimo e la gente incominciò ad ondeggiare ed a premere verso il centro del campo dove c'era il corridoio da dove usciva l'arbitro. C'erano due carabinieri e noi dirigenti che non sapevamo come proteggere il Sig. Cassioli alla fine della partita. Fortunatamente lui si accorse della situazione estremamente critica e fischiò la fine proprio quando era a due passi da noi. Lo mettemmo in mezzo e via di corsa per arrivare alla Canonica. Ma con tutta la buona volontà possibile non potemmo evitare che calci, pugni, ombrellate, calassero addosso al povero arbitro. Con molta fatica arrivammo in Canonica e chiudemmo la porta. Il peggio era passato, ma le persone restavano fuori a rumoreggiare ed urlare contro l'arbitro. Dopo una decina di minuti lui si riprese e, parlando con noi, ammise candidamente di avere sbagliato, anche se, tutto sommato, la rete era valida. Ci ringraziò per quello che avevamo fatto e ci promise un verbale non troppo severo. Dopo un'oretta lo caricammo su di una macchina e lo riaccompagnammo a Grosseto. Noi ce la cavammo con una multa da 5.000 lire, lui smise di arbitrare e fece la cosa giusta. Da allora in poi quando un arbitro veniva a Braccagni e commetteva qualche errore a danno della nostra squadra, dal pubblico si levava immediatamente un coro solenne e minaccioso: ''Arbitro, lo conosci il Cassioli?".

  Dr. Giuseppe Iacopini: nato il 28 Novembre 1929 a Cecina, ha avuto un ruolo di primo piano nella vita di Braccagni. Il suo nome è legato alla Braima (la prima fabbrica industriale della nostra zona) ed ha rivestito anche la carica di presidente degli Industriali di Grosseto. Memoria storica del calcio braccagnino, è stato uno dei protagonisti dell'era pionieristica di questo sport nella nostra frazione.

 

 

II Parte

 

GLI ANNI '90

di Carlo Vellutini

 

 Introduzione

 

La data 23 marzo 1998 è una di quelle che gli sportivi di Braccagni non potranno dimenticare per diverso tempo.

Erano da poco passate le 17,30 quando, a Massa Marittima, il triplice fischio dell'arbitro decretava la vittoria della squadra gialloverde sul Massa Marittima per 2-0, risultato che le garantiva la prima posizione e, di conseguenza, la promozione in Seconda categoria, con una giornata di anticipo, grazie anche al successo del Casotto Pescatori-Voltina sul Roccatederighi (secondo in graduatoria).

Tale traguardo era atteso da diversi anni, otto per la precisione, cioè dalla sfortunata stagione 1989-'90 iniziata con grandi ambizioni e conclusa "nella polvere" con la retrocessione della squadra in Terza categoria.

E' importante, quindi ripercorrere ciò che è avvenuto nelle stagioni che hanno separato la retrocessione del 1990 dalla promozione del 1998.

Sono stati anni difficili nei quali la società ha rischiato più volte di scomparire e durante i quali è stato quasi smantellato quel settore giovanile che, per lungo tempo, aveva rappresentato il "punto di forza" del Braccagni e che solo oggi, con grandi sforzi, è stato ricostruito.

  

 1990-'91: il Braccagni non si iscrive alla Terza e partecipa al torneo Juniores: fu la scelta giusta?

  

La stagione susseguente alla retrocessione fu di transizione. Il Braccagni non si presentò ai nastri di alcun campionato seniores in quanto i dirigenti avevano deciso di  far disputare il campionato Juniores, trasferendovi  la squadra che l'anno prima si era ben comportata  nel torneo Allievi. Quale allenatore fu confermato Stefano Rosini, un giovane che, ispirandosi al Milan di Sacchi, prediligeva il gioco offensivo.

Giudicare oggi se la scelta della società sia stata o meno opportuna è difficile. Di sicuro va detto che, visti i giocatori che il Braccagni aveva in "rosa" al momento della retrocessione, e che furono svincolati, con molte probabilità avrebbe potuto conquistare la promozione in un lasso di tempo più breve. Dall'altro lato va detto che la squadra Juniores espresse un ottimo calcio, facendo divertire gli sportivi che la seguivano numerosi ad ogni uscita , unendo buoni risultati al bel gioco.