Per la 35° sagra del Tortello di quest’anno a Poggioferro mi è capitato un opuscolo fra le mani dove sono pubblicate ottave di un certo Marino Bruni (che non conosco) ma che certamente sa scrivere in ottava rima e la usa con gusto.

Capacità espressive e regole dell’ottava rima – gerarchie fra poeti

E salto ad un grande dell’estemporanea, Vasco Cai di Bientina che parla dell’ottava rima rimarcando il patrimonio genetico delle regole
Del verso fa capir l’impostazione
se scorre armonizzato, l’eleganza
della forma; se cerca creazione
o se scorretto zoppicando avanza
Abbia pure la sua trasformazione
come la vuole la moderna usanza
ma se si definisce ottava rima
ha sempre la sua forma come prima.

Il poeta estemporaneo deve tener sempre presenti questi riferimenti formali e l’abilità sta proprio nel riuscire a risolvere l’ottava senza ripensamenti dando luogo ad endecasillabi pressoché perfetti senza troppi zoppicamenti.
… quello che il Cai trasmetteva in rima
era pronto per essere stampato!
con lui vicino si viveva il clima
che stimolava il canto improvvisato…
Ancora qualche verso di Nello Landi che ci parla di Cai ma soprattutto con i suoi versi ci dice che l’improvvisazione poetica è stata stimolata da alcuni maestri che hanno saputo dare dignità e forza comunicativa all’ottava rima per il loro rigore metrico (era pronto per essere stampato) e per il clima culturale alto fatto di richiami e di esempi: “dai suoi consigli e metodi imparai/ come agire in poetiche occasioni/ e se qualcosa a fare son riuscito/ perché l’insegnamento ebbi acquisito.” (Landi)

Cantar di poesia significa improvvisare tenendo conto del distico di chiusura da cui deriva l’obbligo di riprendere il verso. Questo uso fa capire che chi canta improvvisa davvero.
La bravura sta nella capacità argomentativa oltre che nell’esecuzione formale dell’ottava con i suoi otto endecasillabi a rima alterna e la chiusa a rima baciata.
Misurarsi con la poesia improvvisata vuol dire andare incontro ad una selezione naturale perché l’abilità da sola non basta, ci vuole inventiva, conoscenza degli argomenti e quel “qualcosa di mamma” che fa la differenza…
“C’è differenza fra la poesia in bernesco e la scrittura… Se uno non legge e non s’aggiorna non pòle argomenta’ la poesia” (Tullio Barontini)
Proprio uno come Quinto Paroli che era capace di cantare per molte ore e di legare i suoi versi sempre a quelli di chi lo precedeva, affermava con grande umiltà: “io di poesia unnò mai cantato” intendendo di non saper affrontare il contrasto poetico.

Ecco dunque fra i poeti una suddivisione: quelli che sanno reggere il contrasto e i tanti che sanno cantare o scrivere qualche ottava ma non vanno oltre qualche verso cerimoniale o di occasione.
È il caso dei poeti del Maggio. Enrico Rustici nella sua intervista ha chiarito una cosa importante sui poeti del maggio: le gerarchie.
Il poeta- poeta che chiede il permesso e ringrazia per l’ospitalità e questo assolve ad una funzione creativa perché deve cantare i suoi versi tenendo conto della famiglia visitata;
l’Alberaio che porta l’albero del maggio e fa la sua ottava che può essere semplicemente memorizzata e cantata (fra l’altro il poeta novello, dice Enrico, all’interno di una squadra di maggerini di solito ricopre il ruolo dell’alberaio).
C’è poi il Corbellaio che chiede doni e ringrazia dell’offerta. Questo deve essere un poeta un po’ sfacciato, uno che sa muoversi con disinvoltura nel fare la questua. Anche il Corbellaio però può avere testi preparati.
Non tutte le squadre del maggio hanno questa impostazione (questa particolarità e propria di quelle zone dove c’è una maggior presenza di poeti – il massetano ad esempio).

Cantare e scrivere le ottave

Dove comincia e dove finisce la poesia? intitolava anni fa Morbello Vergari una suo articolo: “per far poesia non basta scrivere in bella metrica con versi perfetti di sillabe, di accenti, di rime. Se la poesia significa bellezza di linguaggio, bellezza di espressione si può fare veramente poesia senza la rigidità e la costruzione degli schemi metrici e delle rime…”
E pensare che Morbello inizia proprio con l’ottava rima ma nei suoi libri di questa esperienza non abbiamo traccia se non nella sestina della prima edizione di “Versacci e discorsucci”.
I suoi versi sono versi liberi, non vincolati dalle rime, anche se spesso fa uso di endecasillabi. Morbello considerava l’ottava rima troppo vincolante, preferiva scrivere in maniera diretta (senza la rigidità e la costruzione degli schemi metrici e delle rime) appunto.
Un altro poeta di area fiorentina - Florio Londi - che fu improvvisatore fra i più noti spesso presente nelle serate di poesia con Romanelli e Landi e lo stesso Cai. Eppure fra le sue raccolte poetiche (L’età che non ebbi l’età che non amai e Canto brado) troviamo essenzialmente liriche in versi liberi e fortemente legati alla modernità.
Dunque la poesia scritta è un’altra cosa.


Fra i poeti estemporanei ci sono quelli che mantengono un percorso parallelo di scrittura dei propri versi anche se mettono nella scrittura la loro esperienza di improvvisatori componendo ottave, sonetti in quartine e terzine. Ci sono poi quelli che assolutamente rifiutano la scrittura.
Uno era Eusepio Lelli che oltretutto non ammetteva che si registrassero i suoi versi improvvisati perché affermava che la poesia va ascoltata così come si crea al momento.
Un altro è Luigi Staccioli di Riparbella (PI) che già nel primo incontro di Ribolla a Paola Pannozzo che chiedeva di inviare qualche ottava di presentazione dichiarò che per lui la poesia era solo improvvisata.
Su questo personaggio ricordo un episodio piacevole successo nel ’96 quando venni invitato in Svizzera per presentare 5 poeti toscani. Una sera a Bellinzona Staccioli e Logli Altamante avevano il tema la suora e la prostituta. Dopo 15/20 minuti mi sembrava che fosse arrivato il momento di chiudere e glielo feci intendere. Così cominciarono quei versi a righi alterni continuando però a punzecchiarsi. Ci furono diverse ottave cantate in questo modo mentre cresceva l’attenzione del pubblico sottolineata con applausi ripetuti. A un certo punto Altamante riprese con una ottava intera e naturalmente Staccioli stette al gioco continuando il contrasto. Dettero prova di grande abilità e d’ingegno. Il poeta estemporaneo è anche questo: un intrattenitore.

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